PERSONAGGI e INTERPRETI
(in ordine di apparizione)
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Lamberto Laudisi |
Roberto Ripandelli |
Dina Agazzi |
Maria Sofia Romeo |
Amalia Agazzi |
Roberta Sorano |
Rodolfo |
Luciano Sposato |
Alfio Sirelli |
Giovanni Pirri |
Elvira Sirelli |
Anna Genovese |
Fausto Agazzi |
Massimo Perrotta |
La Signora Frola |
Donatella Fabiani |
Il Signor Ponza |
Fulvio Romeo |
Stefano Centuri |
Carlo Palozzi |
Pina |
Irene Vasilacos |
Ada Vallauri |
Rita Cotugno |
La Signora Ponza |
Elisabetta Di Vincenzo |
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LUCI SUONO E SCENE |
Andrea Nassi |
COSTUMI |
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LOCANDINA (grafica) |
Fotostudiosette |
FOTO LOCANDINA |
Eleonora Bongiovanni |
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NOTE DI REGIA
Chi è la donna che il Signor Ponza tiene chiusa in casa con sé?
E’ – come lui sostiene – Giulia, la sua seconda moglie, sposata dopo la morte di Nora, la prima e che si presta ad “interpretare”, affacciandosi alla finestra, la parte di quest’ultima, solo per assecondare la follia della Signora Frola, madre di Nora, la quale crede di rivedere in lei la sua figliola che non c’è più?
O – invece – quella donna, come afferma la suocera – è proprio la prima moglie che il Signor Ponza – “un po’ alterato di mente”, dopo una breve separazione - non ha più voluto riconoscere e che “gli si è fatta risposare”, come fosse “un’altra”, affinché la accettasse nuovamente?
Insomma, chi è il pazzo: Frola o Ponza? E la verità, dov’è la verità?
Tutti – o quasi – nella ricca cittadina - dove i tre sono giunti, si affannano intorno a questi interrogativi, dando vita ad “un’inchiesta, accanita, feroce”, spinti da motivazioni differenti: la curiosità morbosa, “comaresca” dei signori Sirelli, della signora Cini, della sua nipotina Pina - la necessità - del Consigliere Agazzi e della sua signora Amalia, del commissario Centuri e della Contessa, moglie del Prefetto, vero emblema del potere - di soddisfare l’esigenza di conoscenza dell’autorità o – infine – l’autentica, quasi scientifica sete di sapere di Dina, la giovane figliola dei signori Agazzi.
Solo Lamberto Laudisi, fratello di Amalia, quasi un alter ego dell’autore, è estraneo a questa rincorsa che egli reputa “inutile”, non potendosi mai sapere nulla di certo degli altri, cambiando questi a seconda di come ognuno li vede.
E in un luogo “simbolico” - dove lo spazio scenico è delimitato da specchi, destinati a riflettere la verità e, anzi, ad assumerla in se stessi e occupato solo da sedie che si compongono e ricompongono per dare sempre nuova forma a ogni diverso contesto cui si riferiscono - l’inchiesta prosegue, in un continuo ribaltamento di punti di vista e di angolazioni, rischiarando ciò che era confuso e confondendo quello che appariva chiaro, dipanandosi, come un vero e proprio giallo, catturando l’attenzione dello spettatore, inchiodandolo al suo posto, ammaliato da una prosa seducente e micidiale e dal meccanismo “fiero, intrigante, crudele” del dubbio, fino all’unico, possibile, straordinario finale.
D’altronde, “Così è (se vi pare)”.
FULVIO ROMEO |